lunedì 29 giugno 2015

ignoto Militi




IGNOTO MILITI
diario di un viaggio latino tra terra e cielo

studio scenico
dedicato al milite ignoto

testo Umberto Fabi
organizzazione Marco Formato
produzione Scenari Armonici

note di riflessione e regia


La Prima Guerra Mondiale ha emesso un solo verdetto sicuro: l’umanità perde e la tecnologia stravince, superandoci se non in crudeltà quantomeno in efficacia. L’impatto della tempesta d’acciaio è devastante, ma non per questo cesseranno le guerre. La primaria umana pulsione a farsi seriamente del male tra uomini e uomini è riassunta in modo semplice quanto efficace da una frase attribuita all’Imperatore Giuliano: gli uomini hanno sempre amato distruggere quanto costruire. Questo spiega perché la guerra è tanto popolare.
La guerra è popolare, un dramma condiviso che ha come protagonista e spettatore il popolo, una tragedia collettiva intessuta di tantissime tragedie individuali. La più atroce e ancestrale è la tragedia della madre mutilata del suo arto più caro, il frutto del suo ventre. Accudito nel mistero dei nove mesi in grembo, sfamato, allevato, amato di un amore incondizionato e assoluto e infine perso tra i lampi di una guerra cieca. Per quella madre non può esserci consolazione né risarcimento alcuno. Non su questa terra. C’è solo solitudine. C’è solo dignità.
Il nostro racconto dedicato al Milite Ignoto è la storia di quell’arto di madre reciso, della madre e di un intero popolo, della metamorfosi di colui che era giovane uomo con un volto e un nome e ora si ritrova trasformato in ignoto che rinasce in forma simbolica e universale, delle emozioni che questi richiama dal cuore indurito di chi ha vissuto guerra e lutti. È la cronaca del viaggio dei suoi miseri resti verso la culla terrena del Vittoriano e di quello della sua anima verso eterni spazi. È anche un’occasione per riflettere sui profondi significati dell’innato istinto guerresco dell’uomo, del valore e dei Valori della vita, della sua sacralità. È una possibile risposta alla banalità imperante del pacifismo salottiero, che nulla ha in comune con la nobile Pace, che ciancia per cianciare dei mali del mondo che imputa ad altri, ignorando (volutamente?) che violenza e crudeltà non sono prerogative di quel popolo o di quella fede religiosa o politica, ma presenze costanti della nostra esistenza, istinti primordiali che devi ricercare e riconoscere innanzi tutto in te stesso, non negarli sdegnosamente, per sperare di poterli dominare o perlomeno controllarli.
Ignoto Militi è una storia dove la concreta desolazione delle ferite e delle macerie si redime nel sentimento collettivo di pietas per il Figlio della Patria. In guerra sono pochissimi coloro che si salvano, neppure i vincitori. Il Milite Ignoto è il solo a salvarsi, è lui il pianto e ammirato da tutti, è lui il redento da ogni peccato e più non importa se fosse un volontario o un coscritto, un eroe o un vigliacco, un siculo o un lombardo, è al di là, è al di sopra delle misere parti imposte dal copione dell’esistenza. Il Milite Ignoto è il figlio di tutte le madri, è il perdono dei suoi e dei nostri peccati, è una stella luminosa nel cielo che ci sovrasta.
Retorica di regime? Astuta invenzione per distogliere il popolo in pieno subbuglio sociale dal compiere azioni rivoluzionarie ai danni di quello Stato che come spesso accade promette e non mantiene? Il Milite Ignoto è ben oltre alle polemiche, oltre la meschinità di coloro che volontariamente o meno hanno usato ancora una volta il soldato senza nome per proprio tornaconto. È oltre e parla al cuore. Il popolo, tante volte sordo volontario, in questo caso sente benissimo il lamento profondo che sorge dalla bara del Figlio di Tutti, lo testimoniano le immagini e gli articoli che parlano di una partecipazione popolare spontanea al di là di intenzione e apparato scenico. È un popolo unito in una comunione di patriottismo ancestrale, sono lacrime, volti bassi, preghiere semplici, cappelli levati e ginocchia sugli spigolosi sassi della ferrovia. È la Passione popolaresca al passaggio del Cristo povero, crocefisso dall’imperscrutabile fato all’affusto di un cannone.

U.F.

prima romana del 24 maggio
foto di Marco Repetti






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Attore, regista, autore e docente. Prediligo la ricerca del vero attraverso l'arte espressiva teatrale. Sperimento la vocalità come forma musicale del teatro d'attore. Scrivo testi che partendo dallo storico si avviano all'epico. Lavoro volentieri con burattini e musicisti, qualche volta anche con attori. Opero in spazi non convenzionali e mi arricchisco: lo spirito. Spazi di confine mi ospitano. L'aikishintaiso, pratica interna dell'arte marziale dell'aikido, mi tiene aggiornato il corpo e la mente, quando questa è in me.

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